Milano è una cozza signore, brutta come una cozza, ma poi è anche buona come una cozza. Anzi, signore, Milano è un chilo di cozze che prima ne prendi una, poi un’altra,  poi un’altra ancora e non ti fermi più; solo, stai attento all’epatita, alla malattia signore, ché se esageri con Milano tutta in una volta, poi t’ammali: Milano la devi prendere a poco a poco signore, una cozza alla volta, stando accorto ai granelli di sabbia, al putridume, ché pure a Milano ci sono le zozzarie, come quassotta, ma poi ogni tanto, tra tutte le cozze che ci stanno in giro, magari te ne capita una più brutta delle altre, ma dentro  tiene una perla, signore, e là Milano  ti fa pazzo, ché la perla a Milano non te la aspetti.

                                                                                                                               “Milano è una cozza”, Luca Doninelli

Cari lettori incuriositi del mondo dello SVE,

Mi chiamo Gonzalo, spagnolo, 25 anni, sognatore, testardo, una laurea, due cani… Tre gatti. Sì, siamo tre gatti in questo Mondo e ancora non siamo riusciti a capirci tra di noi. Viviamo circondati da violenza. Esercitiamo la violenza sin da quando ci alziamo la mattina e sprechiamo litri d’acqua per sistemarci fino a quando torniamo a letto a pancia piena dopo aver mangiato una buona bistecca, lasciando accese le luci del corridoio.

Dietro ai nostri piccoli gesti quotidiani si nascondono dei fatti violenti, ma facciamo fatica ad identificarli perché li abbiamo integrati sin dalla culla. Quando compriamo le magliette Zara siamo violenti. Quando mangiamo dei prodotti Nestle siamo violenti. Quando aderiamo Unicredit con la nostra busta paga siamo violenti… Ma ci si scappa. Ci sentiamo piccoli, impotenti, sprotetti dal sistema. Ma se vi dicesi che il sistema siamo anche noi? Ognuno di noi è una di quelle piccole pulce che fa al cane muovere la coda, cioè le nostre opinioni e le nostre decisioni contano pure, anche se a priori non ci sembri così.

Casa per la Pace Milano è una finestra che ci si apre in mezzo a una città così trendy come violenta, nel tentativo di non solo farci riflettere, ma soprattutto farci reagire in qualche modo. Dopo aver scoperto l’associazione una giornata d’aprile in un periodo di confusione personale, il tre settembre 2015 ho deciso di affacciarmi definitivamente a questa finestra accanto ai miei nuovi colleghi di progetto Yura e Kseniya, giusto per SVEgliarmi.

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DA DESTRA A SINISTRA, IO, KSENIYA E YURA, GLI SVE DEL 2015/2016 NELLA NOSTRA PRIMA GIORNATA INSIEME A MILANO

 
 
 
 
 
 
 

Da quel momento mi si è aperta una panoramica del quotidiano, della vita stessa che non avrei mai pensato, io che mi ritenevo informato e abbastanza responsabile ho scoperto di essere ignorante e ingiusto. Magari non ingiusto e violento con i miei più cari amici e vicini, ma sì con la povera lavoratrice del Bangladesh che mi cuce i vestiti sotto costo o con il lavoratore colombiano che mi ha raccolto la banana della prima colazione. Ragazzi, in questi mesi ho scoperto le vere conseguenze della globalizzazione, che è stata venduta come uno scambio bilanciato dei beni e invece è tutt’altro tranne bilanciato… Io che vivo da 25 anni sotto il segno zodiacale di Bilancia e non me ne ero accorto…

Scoprire la potenzialità delle ingiustizie ha inoltre una parte pericolosa: ci si può ossessionare. Prendetevelo sul serio ma prendetevelo con calma, ragazzi. Non è che adesso diventeremo tutti Gandhi da un giorno all’altro. Anzi, è più utile un piccolo contributo costante e durativo anziché una singola partecipazione e dopo nulla, anche se comunque tutto conta. Ma ci sta almeno informarsi, incuriosirsi è un esercizio molto sano per capire i nostri dintorni e di conseguenza capire meglio noi stessi. Dopodiché andrebbe bene tentare di contribuire in qualche modo a fermare la violenza. È logico che non ci possiamo caricare tutte le responsabilità nella nostra singola esistenza. È lì dove nasce il bello dell’associazionismo, delle reti, dei gruppi di acquisto solidale, delle organizzazioni di accoglienza immigrati, delle banche etiche e tante altre idee rivolte alla cura della società e del mondo che essa sta occupando e sfruttando. Quindi un modo di avere a ché fare con la nonviolenza potrebbe essere entrare a far parte di alcune delle suddette iniziative.

Io, filologo –cioè amatore della parola- e fedele utente dei processi di comunicazione interpersonali, ho deciso di lasciare il mio piccolo contributo nella sfera comunicativa. Considero di vitale importanza la fase informativa, dato che ho vissuto nei miei panni la mancanza di una fonte di informazione competente che mi mostrasse la realtá senza filtri Instagram né altri interessi oltre a quello di condividere i vissuti. Ed è per questo motivo che mi sono avvicinato alla biblioteca della mia associazione -il cosiddetto Centro di Documentazione- dell’associazione, nel tentativo di migliorare la sua sistemazione e di renderlo, se possibile, più efficace.

Il Centro di Documentazione è composto a giorno d’oggi da 1800 volumi difficili da trovare in delle biblioteche comunali o universitarie ed è una premura difondere le loro storie per formare la gente, per dargli l’opportunità di indegnarsi e allo stesso tempo di scoprire dei nuovi punti di vista da integrare nelle loro vite ogni giorno. Dopo questo passaggio previo ma necessario saranno loro a continuare –tempo permettendo e volendo- la catena di azioni nonviolente, con l’aderire alle cause che li tocchino di più.

Tra gli argomenti più importanti dei volumi della biblioteca, ci sono: il conflitto tra l’Israele e la Palestina, le guerre dimenticate, l’educazione alla pace tramite giochi e percorsi didattici, l’intercultura, la teoria del teatro dell’oppresso, l’economia non armata e lo sviluppo sostenibile. Quindi sono tante e così variegate le sfumature della nonviolenza che qualsiasi persona –a prescindere dal suo precedente percorso istruttivo- riuscirebbe a entrare nel nostro mondo senza grandi difficoltà, basterebbe con scegliere da quale approccio mettere il dente.

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IN FONDO, IL CENTRO DOCUMENTAZIONE NELLA GIORNATA DEL TRAINING SULLA NONVIOLENZA PER VARI VOLONTARI DELLA LOMBARDIA
 
 
 

Spero che alla fine del mio progetto sia riuscito non solo a catalogare ben circa 500 libri, ma soprattutto a  dargli voce e continuità lungo il tempo. Quello è il mio piccolo desiderio nonviolento per questo percorso 2015/2016. Mica semplice!

Vi ringrazio di avervi fermato un pochino a leggere questa modesta presentazione, indirizzata a farmi conoscere più che altro attraverso le principali attività che svolgo a Casa per la Pace, dato che ritengo che chi mi conosce al lavoro arriva a conoscere comunque una parte importante della mia vita.

GONZALO LLAMEDO PANDIELLA
La vita ricomincia oggi